Un virus subdolo e potente che infetta con una sola chiamata ha contagiato l’app

E’ allarme per chi usa WhatsApp, che sarebbe come dire è allarme per buonissima parte del mondo intero, perché la popolare app di messaggistica ha conosciuto in relativamente pochi anni di vita una diffusione davvero pandemica e l’aggettivo non è scelto a caso.

Sì, perché quello che sta accadendo in questi giorni nell’app in quota Facebook sta assumendo contorni inquietanti tipici della propagazione di una malattia. 

La notizia, di quelle che non fanno proprio stare sereni, è questa: WhatsApp è sotto attacco hacker. Un virus, infatti, avrebbe infettato un numero imprecisato di smartphone in un modo così sottile e inarrestabile da sembrare senza soluzione. 

Tecnicamente si tratta di uno spyware, un programma in grado di rubare le informazioni contenute all’interno del device contagiato, come, per esempio, foto o dati in genere, per poi inviarli a uno o più soggetti terzi. Nello specifico, il virus che ha colpito WhatsApp s’insinua all’interno del dispositivo da colpire sotto forma di una chiamata che arriva proprio attraverso l’app. Per far partire il contagio non è nemmeno necessario rispondere, nel momento stesso in cui questa particolare chiamata, di cui poi non si avrà più traccia nei registri, arriva, il device è compromesso.

Insomma, sembrerebbe davvero non esserci scampo, l’epidemia sembrerebbe destinata a ingigantirsi senza possibilità alcuna di arginarla. 

I bersagli dello spyware sarebbero in primo luogo, attivisti, avvocati, giornalisti e alcune categorie di soggetti particolarmente esposti, ma potenzialmente il virus può colpire qualunque dispositivo, sia esso iOS o Android, di chiunque.

“Lo spyware ha tutti i tratti distintivi di una compagnia privata nota per le sue collaborazioni con alcuni governi per rilasciare spyware in grado di prendere il controllo dei sistemi operativi” – afferma il portavoce di WhatsApp. 

A questo proposito Il Financial Time si è lanciato in alcune ipotesi piuttosto plausibili. Secondo il celebre quotidiano, infatti, lo spyware sarebbe stato prodotto dalla compagnia israeliana Nso Group, già nota per aver preso parte a questo genere di attività, come l’intercettazione di smartphone di attivisti per i diritti umani, di avvocati, di dissidenti e di giornalisti, come il reporter saudita Jamal Khashoggi.

Il problema scoperto a inizio maggio a oggi sembrerebbe non avere soluzione. Non c’è antidoto per i device contagiati se non, in ultima ratio, la disinstallazione dell’app. Per tutti gli altri, gli ingegneri e gli sviluppatori di WhatsApp hanno costruito un vaccino: l’aggiornamento dell’app. L’ultimo, che mette al riparo dal contagio, è stato rilasciato propio ieri.  

Tutti di corsa a collegarsi a una rete wifi e a scaricare l’ultima release di WhatsApp. Urge mettersi al riparo. 

La Redazione